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Passaggio a Nord… Ovest!

Posted by admin on luglio 12, 2014 in L'altro Kenya |
© 2014 Roberta Cappelli Long'ech, Kalokol, Kenya.  Sunset in the Turkana Lake.

© 2014 Roberta Cappelli
Long’ech, Kalokol, Kenya.
Sunset in the Turkana Lake.

Kalokol, 12.07.2014

Le mie giornate a Kalokol stanno per terminare. Me ne sono resa conto solo oggi, ed ora c’è un po’ di malinconia.

Sono qui praticamente da un mese, sembra ieri, oppure 10 anni fa. Il senso del tempo si perde, da queste parti. I giorni sembrano mesi, le settimane anni… ma invece di non sapere più chi sei, è proprio qui che lo capisci benissimo.

C’è aria di partenza…, tutte le cose che dovevo fare, le ho fatte, le situazioni che dovevo risolvere, risolte, le persone che dovevo incontrare, incontrate, Vescovo compreso!

Non è semplice, stare qui, il clima non ti fa dimenticare nemmeno per un attimo dove ti trovi. Ho avuto la clemenza di questi due ultimi giorni segnati dalla pioggia: lo ammetto, una sera ho indossato una camicia a maniche lunghe, e una notte mi sono coperta addirittura con un lenzuolo…! Cose d’altro mondo, qui!

Oggi, però, è tornato il caldo: non poteva lasciarmi andar via da qui facendomi credere di trovarmi in un altro posto. L’onore è onore!

Sto aspettando che il sole sfiammi un po’ per andare in “città” a prendermi una bibita fresca!…

Che poi non è che me ne stia andando dal Turkana, anzi! Lunedì mi spingerò oltre, ancora più a Nord, a Kaikor, in prossimità del confine con South Sudan ed Ethiopia, dove, oltre al clima ostile, e al deserto ancor più aspro di qui, ancor più isolato, ancor più lontano dal mondo… ci  sono anche sanguinose e silenti guerre tribali, di cui nessuno parla, ma che uccidono. Spesso solo per il gusto di uccidere.

Di solito queste tribù si ammazzano per una capra, o per un pascolo.

In quel triangolo di terra di nessuno, tratteggiato persino sulle carte geografiche, i Doniro ed i Toposa dal South Sudan si contendono con i Turkana anche l’ultimo sterpo secco che spunta tra le pietre e la sabbia. E non vanno tanto per il sottile: mors tua, vita mea.

Dall’Ethiopia, invece, una tribù ancor più sofferente (a giudicare da quello che fa…) si spinge in territorio Turkana seminando atroci violenze e morte: i Merile non uccidono per gli animali, né per la terra, ma per una malata sete di sangue che li porta, complici le loro stregonerie, addirittura ad appendere parti dei corpi delle loro vittime agli alberi, come fossero trofei.

Ma io adoro quel luogo, perché la gente è vera, fiera, forte e piena di una dignità introvabile tra le mie relazioni occidentali…! Sono felice di vivere una settimana lì, dove la vita è essenziale, semplice, senza tanti fronzoli.

Sono onorata di aver incontrato sulla mia strada queste incredibili persone che mi fanno sentire viva ogni volta che mi rivolgono lo sguardo o una parola a me (ancora) incomprensibile nel significato, ma no di certo nella forza e nell’amore che mi trasmette!…

Parto, ma anche no. Perché da quel “lontano” 2010 che mi vide qui, per la prima volta, in realtà non sono mai tornata!

Alakara, Turkana!

 

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